
Una delle macchiette più felici del grande Aldo Fabrizi, quando calcava ancora le scene dell'avanspettacolo, era il tormentone del "Ci avete fatto caso?": una serie di strofette in settenari, per lo più giocate su doppi sensi spesso scollacciati. Ne cito una a memoria, che più o meno diceva così: "Ci avete fatto caso/che quando andate al mare/appena entrate in acqua/vi scappa da ca... ntare?" e via di questo passo.
La strofetta mi è tornata in mente l'altra sera, aprendo per la milionesima volta Google. Non che tra il diffusissimo motore di ricerca ed eventuali movimenti intestinali ci sia alcuna relazione, ma per un altro motivo. Google, a parte tutto il resto, contiene una funzione preziosissima, la possibilità di accedere in rete a una massa sterminata di libri debitamente scannerizzati. Una iniziativa che nelle intenzioni iniziali avrebbe dovuto portare prima o poi alla messa in rete di tutto lo scibile, fino a rievocare i fasti dell'antica biblioteca di Alessandria.
Un'impresa colossale, e che se portata a buon fine sarebbe stata un dono per l'umanità di valore incalcolabile, tale da far perdonare tutte le altre magagne più o meno nascoste del sistema.
Naturalmente era troppo bello per essere vero, subito si sono messi in mezzo editori e avvocati e la cosa si è circoscritta soltanto ai testi public domain, e nemmeno tutti. Ma anche così resta una funzione fondamentale per quelli che nella rete non cercano soltanto foto di donnine nude.
Ci avete fatto caso però che quando aprite Google questa funzione non la trovate? Dovete andarla a cercare cliccando su "Altro", dove appare insieme con un decina di altre cosette anche carine, ma tutto sommato sostanzialmente inutili.
Non so come la pensiate voi, ma a me sembra proprio un segno dei tempi. Tristi.