lunedì 9 settembre 2013

La regola del picchio.

Quando ero piccino e tutti eravamo più poveri, un gioco molto diffuso nelle stradine del centro di Roma era quello del picchio, ossia della trottola di legno che si faceva girare vorticosamente grazie a una cordicella avvolta intorno al fusto.
Per i più arditi c'era poi la variante "spaccapicchio", uno scontro brutale all'ultimo sangue, in cui si vinceva colpendo con forza la trottola dell'avversario per farla cadere, fino addirittura a spaccarla nei casi più estremi. Se colpito di striscio il picchio ballonzolava e poi si risollevava, se il colpo era troppo forte non c'era niente da fare e la trottola finiva in terra.
Il gioco era decisamente didattico, perché trasmetteva un principio fondamentale sia di fisica che di economia: un qualunque sistema colpito da una forza esterna, entro certi limiti riesce a reagire e a risollevarsi, ma superatili collassa inesorabilmente.
E' il problema del sistema economico mondiale: ha subito un colpo violento e sta oscillando tra ripresa e disperazione. Osservando la cosa, e forte della mia esperienza di lanciatore di picchi, non sono molto ottimista. Da un po' di tempo non faccio che pensare a quella profetica filastrocca di Lewis Carroll a proposito del povero Humpty Dumpty:

Humpty Dumpty sul muro sedeva.
Humpty Dumpty dal muro cadeva.
E a sollevarlo non basteranno ahimè
Tutti i cavalli e tutti gli uomini del Re.




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