Credo che nel mestiere dello scrittore ci sia un passaggio obbligato: una storia, un mito con cui prima o poi bisogna confrontarsi. Come un compositore non può eludere di affrontare la sinfonia, o il più informale degli scultori il corpo umano, così nella narrativa esistono delle strutture archetipiche che "bisogna" in qualche modo tornare a raccontare.
E poco importa che ci siano alle nostre spalle dei giganti che lo abbiano già fatto: anche la sinfonia ha avuto i suoi Beethoven e i suoi Mahler, ma non per questo anche il più ardito e dissonante dei musichieri contemporanei può esimersi dal tentare una sua via.
Nel mio caso, lo confesso subito, il mito che mi aspettava all'angolo è quello forse più classico e antico: il mito di Atlantide. Erano anni che mi ripromettevo di penetrare in quel continente favoloso, ma vi ho girato intorno sempre trattenuto dalla consapevolezza che non potesse essere più affrontato alla Rider Haggard o alla Indiana Jones: avventuroso archeologo rinviene misterioso manoscritto, organizza spedizione in terre remote, affronta selvaggi e dinosauri e corona il suo sogno d'amore con bella esploratrice mentre un opportuno vulcano esplode risotterrando i resti tanto fortunosamente trovati.
Così no, bisognava trovare una strada diversa. Parecchio diversa. E poi col tempo, a poco a poco i pezzi di questa storia hanno cominciato ad arrivare dalla fonte meno probabile: la Realtà.
Persone che sono diventate personaggi, libri in cui ho scoperto cose che non sapevo, avvenimenti della cronaca recente e passata che parevano senza spiegazione, addirittura le memorie di un mio prozio spiritista. Tutto questo e altri frammenti scollegati di verità, che a poco a poco sono diventati Il tempio dei re dormienti.
O meglio, questo è il titolo con cui la storia ha abitato la mia mente, perché è probabile che quando essa dovesse trovare la via della stampa lo farà con uno diverso: pare infatti che per qualche misterioso motivo i signori del marketing siano allergici ai titoli di più di tre parole.
Come che sia, il soggetto stavolta sarà proprio quello: il misterioso continente che comincia per A, ma che non si può pronunciare se non vuoi passare subito per stravagante.
E poco importa che ci siano alle nostre spalle dei giganti che lo abbiano già fatto: anche la sinfonia ha avuto i suoi Beethoven e i suoi Mahler, ma non per questo anche il più ardito e dissonante dei musichieri contemporanei può esimersi dal tentare una sua via.
Nel mio caso, lo confesso subito, il mito che mi aspettava all'angolo è quello forse più classico e antico: il mito di Atlantide. Erano anni che mi ripromettevo di penetrare in quel continente favoloso, ma vi ho girato intorno sempre trattenuto dalla consapevolezza che non potesse essere più affrontato alla Rider Haggard o alla Indiana Jones: avventuroso archeologo rinviene misterioso manoscritto, organizza spedizione in terre remote, affronta selvaggi e dinosauri e corona il suo sogno d'amore con bella esploratrice mentre un opportuno vulcano esplode risotterrando i resti tanto fortunosamente trovati.
Così no, bisognava trovare una strada diversa. Parecchio diversa. E poi col tempo, a poco a poco i pezzi di questa storia hanno cominciato ad arrivare dalla fonte meno probabile: la Realtà.
Persone che sono diventate personaggi, libri in cui ho scoperto cose che non sapevo, avvenimenti della cronaca recente e passata che parevano senza spiegazione, addirittura le memorie di un mio prozio spiritista. Tutto questo e altri frammenti scollegati di verità, che a poco a poco sono diventati Il tempio dei re dormienti.
O meglio, questo è il titolo con cui la storia ha abitato la mia mente, perché è probabile che quando essa dovesse trovare la via della stampa lo farà con uno diverso: pare infatti che per qualche misterioso motivo i signori del marketing siano allergici ai titoli di più di tre parole.
Come che sia, il soggetto stavolta sarà proprio quello: il misterioso continente che comincia per A, ma che non si può pronunciare se non vuoi passare subito per stravagante.
Ma tanto qui siamo tra amici, e si può dire.
4 commenti:
Bene, mi sembra decisamente interessante... e il titolo che hai pensato è ottimo, davvero. Spero non lo cambino!! ^^
Il mito di Atlantide mi ha sempre affascinata.
P.S. il titolo mi piace
Il titolo immaginato mi piace, mi intriga. Tuttavia, per l'inquietante "allergia" dei signori del marketing ai bei titoli (cui tu stesso fai rifeimento), immagino che il romanzo avrà per titolo "Atlantide" (in tal caso propongo di americanizzarlo del tutto in "Giulio Leoni's Atlantide" oppure, visto che ci siamo, "Julius Lions' Atlantis") oppure, se qualcuno del marketing si spremerà le meningi, potremo avere "Il mistero di Atlantide" (punterei però anche su "Il segreto di Atlantide"). Ad ogni modo una cosa è certa: che sarà un bel romanzo. E su questo, almeno, possiamo stare tranquilli :)
Su www.wuz.it lo annunciano infatti come "La porta di Atlantide", anche se confesso che avrei preferito il tuo titolo. Come che sia, resta il fatto che ci godremo un tuo nuovo capolavoro che ormai attendo con famelica ingordigia, a causa degli "indizi" disseminati con sublime arte nel tuo post. Il vero mago del marketing sei tu, caro Giulio!!!
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