Come avevo anticipato al benevolo lettore, è in arrivo l'avventura atlantidea. Per essere esatti, sarà il prossimo 31 maggio il giorno in cui riemergeranno in libreria le rovine del continente perduto.
Ancora una volta, si potrebbe dire. Certo, e per i motivi che spiegavo in un precedente post. Il titolo definitivo come intuito è più user friendly di quello originario, che quindi rimarrà a questo punto un piccolo segreto tra noi. Me lo tengo anzi al sicuro, per riciclarlo alla prima opportunità.
Ma veniamo al dunque. Appongo anzitutto la copertina, non male con quella sua atmosfera vagamente celtico-babilonese, e i marosi in tempesta che squassano l'imponente impianto piramidale delle antiche architetture. Tutto sommato un'immagine perfettamente hollywoodiana, come sarebbe piaciuta proprio a uno dei protagonisti del romanzo.
In realtà di mare nel racconto non ce n'è molto, c'è più Roma con i suoi quartieri eterogenei, un po' di sinistra Maremma, boscose terre balcaniche e altro. Per darvene un'idea sommaria ma spero intrigante vi trascrivo il risvolto:
Vanja è bellissima. Alta come una modella, lo sguardo di ghiaccio e i lunghi capelli completamente bianchi... il suo fascino enigmatico spicca nella sala semivuota dove è in corso una conferenza sulla leggendaria isola di Atlantide. Ovvio che la noti uno scrittore di romanzi gialli, tanto sembra fuori posto in quel luogo. Come è insolito il mestiere che si è scelto in Italia dopo essere fuggita dalla guerra che ha sconvolto la sua patria: la dama di compagnia.
E le sorprese sono appena cominciate: poche ore dopo l’incontro alla conferenza l’anziana signora che Vanja assisteva muore all’improvviso e in circostanze sospette. Una donna che è stata un tempo una famosa veggente, e che ha portato con sé il segreto delle sue visioni. Tra cui proprio la chiave che forse apre la porta dell’isola perduta.
Affascinato dalla giovane slava e trascinato dalla sua istintiva curiosità, il protagonista inizia una personale indagine. Ma presto viene travolto da un turbine di indizi e prove che assumono una luce ancor più sinistra in presenza di nuovi omicidi. Una trama in cui nulla sembra avere senso, e in cui compaiono via via fatti e personaggi sempre più strani. Niente sembra legare un singolare archeologo dilettante degli anni Trenta con un tentativo di colpo di stato nell’Italia del dopoguerra. O gli studi di Galileo sul magnetismo con le ricerche naziste sulle origini della razza ariana. O le sfuggenti ombre di agenti del governo cinese, in caccia di segreti industriali, con il commercio clandestino di reperti etruschi di cui sospetta la bizzarra ispettrice di polizia che lo incalza con le sue indagini.
Nulla, se non appunto le tracce appena visibili di quella antica terra e del suo mistero. Perché è da quella remota tragedia che tutto ha avuto origine. Lo crede disperatamente Vanja, custode di un segreto inconfessabile che ha portato con sé dalla nascita. E comincerà a crederlo anche il protagonista, sempre più sconcertato da quello che va scoprendo: che Atlantide è davvero esistita, che le sue rovine attendono da millenni con il loro segreto. Solo che non si celano nel profondo del mare, ma nella zona oscura della nostra storia.
Segue una breve ma intensa celebrazione delle qualità letterarie dell'autore, che vi risparmio per modestia. Come al mio solito il romanzo è una mescolanza di verità e fantasia, miscelate con artata malizia. C'è da dire che in questo caso la verità è molta, molta di più che nelle altre misture. A cominciare dallo straordinario marchingegno che fa capolino tra le pagine. Che, non ci crederete, esiste davvero...
Ancora una volta, si potrebbe dire. Certo, e per i motivi che spiegavo in un precedente post. Il titolo definitivo come intuito è più user friendly di quello originario, che quindi rimarrà a questo punto un piccolo segreto tra noi. Me lo tengo anzi al sicuro, per riciclarlo alla prima opportunità.
Ma veniamo al dunque. Appongo anzitutto la copertina, non male con quella sua atmosfera vagamente celtico-babilonese, e i marosi in tempesta che squassano l'imponente impianto piramidale delle antiche architetture. Tutto sommato un'immagine perfettamente hollywoodiana, come sarebbe piaciuta proprio a uno dei protagonisti del romanzo.
In realtà di mare nel racconto non ce n'è molto, c'è più Roma con i suoi quartieri eterogenei, un po' di sinistra Maremma, boscose terre balcaniche e altro. Per darvene un'idea sommaria ma spero intrigante vi trascrivo il risvolto:
Vanja è bellissima. Alta come una modella, lo sguardo di ghiaccio e i lunghi capelli completamente bianchi... il suo fascino enigmatico spicca nella sala semivuota dove è in corso una conferenza sulla leggendaria isola di Atlantide. Ovvio che la noti uno scrittore di romanzi gialli, tanto sembra fuori posto in quel luogo. Come è insolito il mestiere che si è scelto in Italia dopo essere fuggita dalla guerra che ha sconvolto la sua patria: la dama di compagnia.
E le sorprese sono appena cominciate: poche ore dopo l’incontro alla conferenza l’anziana signora che Vanja assisteva muore all’improvviso e in circostanze sospette. Una donna che è stata un tempo una famosa veggente, e che ha portato con sé il segreto delle sue visioni. Tra cui proprio la chiave che forse apre la porta dell’isola perduta.
Affascinato dalla giovane slava e trascinato dalla sua istintiva curiosità, il protagonista inizia una personale indagine. Ma presto viene travolto da un turbine di indizi e prove che assumono una luce ancor più sinistra in presenza di nuovi omicidi. Una trama in cui nulla sembra avere senso, e in cui compaiono via via fatti e personaggi sempre più strani. Niente sembra legare un singolare archeologo dilettante degli anni Trenta con un tentativo di colpo di stato nell’Italia del dopoguerra. O gli studi di Galileo sul magnetismo con le ricerche naziste sulle origini della razza ariana. O le sfuggenti ombre di agenti del governo cinese, in caccia di segreti industriali, con il commercio clandestino di reperti etruschi di cui sospetta la bizzarra ispettrice di polizia che lo incalza con le sue indagini.
Nulla, se non appunto le tracce appena visibili di quella antica terra e del suo mistero. Perché è da quella remota tragedia che tutto ha avuto origine. Lo crede disperatamente Vanja, custode di un segreto inconfessabile che ha portato con sé dalla nascita. E comincerà a crederlo anche il protagonista, sempre più sconcertato da quello che va scoprendo: che Atlantide è davvero esistita, che le sue rovine attendono da millenni con il loro segreto. Solo che non si celano nel profondo del mare, ma nella zona oscura della nostra storia.
Segue una breve ma intensa celebrazione delle qualità letterarie dell'autore, che vi risparmio per modestia. Come al mio solito il romanzo è una mescolanza di verità e fantasia, miscelate con artata malizia. C'è da dire che in questo caso la verità è molta, molta di più che nelle altre misture. A cominciare dallo straordinario marchingegno che fa capolino tra le pagine. Che, non ci crederete, esiste davvero...