Come presidente del comitato promotore della spedizione di soccorso, mi corre il gradito obbligo di aggiornare tutti i generosi simpatizzanti e sostenitori sui progressi dell'impresa.
L'arrivo della componentistica proveniente dalle più diverse regioni del globo è ormai completo. Sono state superate numerosissime difficoltà, soprattutto per quanto riguarda il passaggio della frontiera ucraina da parte del reattore nucleare russo, smontato a pezzi e nascosto all'occhiuta sorveglianza delle guardie di confine tra gli effetti personali di un gruppo di profughi uzbechi diretti in Italia.
Più semplice è stata la raccolta dei materiali ferrosi e dell'impiantistica elettronica, fatti passare per imitazioni cinesi.
Per quanto riguarda le barre di uranio necessarie ad attivare il motore, preziosissimo è stato il contibuto del maggiore Luceri, che grazie alle sue entrature nel campo dell'industria nucleare si è adoperato per dirottare sul porto di Civitavecchia un cargo di rifiuti radioattivi destinati alla Somalia.
Egli ha anche messo a disposizione un suo fondo rustico nell'orvietano, dove è in corso l'assemblaggio del veicolo spaziale.
Sotto la supervisione dell'instancabile Timoteo Fainthwater la costruzione del razzo sta procedendo alacremente, come dimostrato dal documento filmato che accludo al post.
A presto per ulteriori aggiornamenti!
sabato 5 febbraio 2011
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1 commento:
Giulio carissimo,
è vero che un buon lavoro di squadra, specialmente se finalizzato a una missione così importante, richiede attenzione, coraggio, dedizione e, non ultima, l’umiltà di sentirsi “servi inutili”, per un disegno più grande e mirabile. Nondimeno mi è impossibile, seppur lealmente, reprimere un moto di stizza allorché proprio tu, in qualità di presidente, elenchi i vari contributi - fondamentali, per carità – quali il reattore russo, l’impiantistica elettronica, et cetera, senza minimamente accennare al vuoi pure meno pregevole quanto comunque imprescindibile materiale difficoltosamente reperito dal sottoscritto e dalla sua consorte. Vale a dire i diciassette costumi carnascialeschi da gorilla, più i quattro da orangutan, che ciascuno di noi sa bene quanto potranno rivelarsi utili su Marte, dal momento che anche le scimmie conoscono l’avito terrore che gli occhiuti e altrimenti impavidi Marziani nutrono per gli ominidi (non si scordi che il celeberrimo film “Planet of the Apes” è lassù ancora bandito, come film tanto offensivo del comune senso del pudore quanto pericoloso, tenuti presenti i gravi malesseri arrecati dalla sua visione – grazie a una pellicola piratata – a uno sparuto gruppo di adolescenti (si vocifera che uno di essi abbia persino perduto l’uso del quarto dei sette occhi).
Veritatem laborare nimis saepe... exstingui numquam.
Fabrizio Foni
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