giovedì 14 marzo 2019

Madamina, il catalogo è questo - 5


Stasera a turbare i sonni giunge la protagonista de "La fiamma del peccato", titolo ben più intenso e contro-riformista del più cauto "Doppia Indennità" originale, la biondisima Phyllis Dietrichson.

Prima di maltrattare la povera Norma Desmond, il perfido Billy Wilder se l'era presa con lei, una piccola Bovary di provincia, dotata di quella stessa femminile insaziabilità dell'eroina flaubertiana ma accesa a differenza di quella di una sensualità sfacciata e, appunto, fiammeggiante.

Insomma più Salambò che Emma, dalle curve pericolose in grado di mandar facilmente fuori strada lo sprovveduto agente assicurativo Walter Neff, destinato ineluttabilemente a cadere nella rete della maliarda.
Che non è certo uomo di grandi letture -altrimenti avrebbe capito al volo i chiari riferimenti alla tragedia scozzese nella vicenda di cui si accinge a essere co-protagonista- ma esploratore di femminili caviglie questo sì, e anche di altri ombrosi particolari.
La scintilla scocca insorabile, nonostante tutti i tentativi della regia di spegnere i fuochi imponendo alla bellissima Barbara Stanwyck una parrucca presa a OK Il Prezzo E' Giusto.

E la bella Phyllis, metà mantide, metà vittima di un Fato superiore, metà dominatrix in guêpière, andrà fino in fondo portando con sé le nostre peccaminose fantasie maschili.

"Vai da una donna? Portati la frusta!" diceva il vecchio Nietzsche, ma con Phyllis in molti direbbero piuttoso "portale una frusta", e avrebbero ragione.

Addio, Phyllis, ti voglio bene!

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