giovedì 22 aprile 2010

Giallo e illusione


Nei giorni scorsi mi sono trovato a discorrere con qualche amico dei rapporti tra racconto giallo e illusionismo. Posto qui un breve estratto di un articolo che ho scritto per il Giallo Mondadori. Chi fosse interessato al testo completo può trovarlo lì.

...Sì, c’è qualcosa che lega indissolubilmente la magia e il delitto. Parlo naturalmente del delitto elegante, giallo, che intercorre tra persone per bene tra una conversazione sul tempo e un leggero diverbio sulla reincarnazione. Quel delitto che secondo De Quincey richiede progetto, gentiluomini, socialità, luce e ombra, poesia e sentimento. Quanto di più lontano dal crimine bestiale del noir, che sempre quel melanconico Inglese riassumeva nel tristo trittico di coltello, portafogli e vicolo oscuro.
No, signori. Qui si pensa, prima di metter mano all’acciaio. E dove si pensa si inganna. Ed è immediata nella nostra coscienza l’identificazione dell’inganno con le azioni dell’illusionista. Chi meglio infatti di qualcuno che ha fatto dell’inganno delle menti e dei sensi la sua professione potrebbe muoversi più agevolmente tra le insidie del delitto?

Ponete mente ad un gioco di prestigio, se mai avete avuto la fortuna di assistervi. Esso, come il crimine, percuote l’animo nel profondo, sgretolando tutto quel sistema di convinzioni su cui basiamo la nostra vita quotidiana. Per qualche istante ci regala il supremo piacere di poter credere che le ferree leggi della natura, con tutte insieme congiurano al nostro progressivo abbattimento verso la terra e la morte, possano essere sospese e vinte.
Sul palco un uomo abbigliato in fogge ammiccanti vi mostra una cabina decorata da colori accesi, che segnano sulle sue fiancate esotici richiami a esotici paesaggi. L’apre, ne ostenta con chiarezza la vacuità dell’interno, la solidità della fattura, il suo essere insomma né più né meno che una scatola di legno. Poi, dopo essersi accertato che il pubblico si sia convinto di quanto va sostenendo con una gesticolazione accentuata, vi fa entrare la sua assistente e richiude lo sportello.
La cabina è isolata nello spazio, sospesa in genere su perni rotanti che le consentono di piroettare su se stessa, allo scopo di disingannare chiunque immagini l’esistenza di nascoste adduzioni da retro o dal basso. Eppure la ragazza scompare, lasciando al posto della sua graziosa presenza corporea un nulla sconcertante. O, in alternativa, appare al suo posto un nano, un mazzo di fiori, un suonatore di sassofono. Insomma qualunque cosa, ma inesplicabile...


Oppure un assassino?

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