Ho appreso da poco che anche il Myanmar vuole dotarsi di un armamento nucleare. Confesso che sulle prime ho avuto qualche difficoltà a sistemare sull'atlante il paese, al di là di una vaga reminiscenza sud-est-asiatica. Ma poi con viva emozione ho ricollegato il nome esotico alla fascinosa Birmania: terra di misteri e di emozioni salgariane quanto mai, a cominciare da quella Città del Re lebbroso, che se non sbaglio Emilio dispone appunto da quelle parti.
E subito dopo mi è tornata alla mente la marcetta del colonnello Bogey, che dedicò tanti sforzi a edificare un ponte sul fiume Kwai nelle stesse zone: sfido chiunque sia nato nei '50 a non averla fischiettata almeno una volta. Del resto quel ponte di legno e bambù era già allora la dimostrazione che se si vuole si può fare molto, anche con mezzi limitati come pare siano quelli del paese.
L'idea che dopo la bomba capitalista, quella sovietica, quella cino-comunista, la bomba sionista e quella islamica se ne possa avere anche una ispirata alla filosofia buddhista mi intriga: quale miglior prova della duttilità di tale ordigno, ingiustamente calunniato da certa stampa al servizio delle lobbies della dinamite e del fulmicotone?
Per i più giovani accludo un filmato con la musichetta in questione, nel caso vi venisse voglia di sfilare a passo di marcia in qualche jungla.
sabato 5 giugno 2010
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1 commento:
Garantisco che la marcetta l'ho fischiata varie volte anch'io, che sono degli '80, e ricordo che pure i miei compagni di scuola alle elementari e poi alle medie la fischiettavano! :D
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