domenica 10 ottobre 2010

Lo scrittore e i personaggi dello scrittore.


Ieri ero a Ravenna con Danila Coamastri Montanari ed Eraldo Baldini, ospiti di "Delitti & Detective: notte bianca per anime nere" (tra l'altro un bellissimo titolo, così chiasmatico e antifrastico) e ho sentito quella testa rossa e matta di Danila raccontare ridendo una gran verità.
Che più o meno era: "So benissimo che oggi vanno di moda gli investigatori problematici e un po' sfigati, ma io ho fatto il mio senatore charmant, ricco, nobile e in buona salute per il fatto che, dovendoci poi convivere per ore e giorni e anni, non volevo in mezzo alle scatole un qualche insopportabile menagramo."
Una gran verità, dicevo, che fa giustizia di un pregiudizio ingenuo ma largamente diffuso, che vuole gli scrittori travasino nei personaggi la loro percezione di se stessi, oppure peggio ancora un "altro" che essi vorrebbero essere.
Niente affatto, i personaggi sono soltanto quelle personae fictae che ciascuno di noi vorrebbe incontrare. E non perché necessariamente ci piacciano, ma anche perché magari ci dispiacciono, ci affascinano, ci terrorizzano, ma che comunque in qualche modo siano tanto interessanti da volerci passare insieme appunto ore, giorni e magari anni.
Al punto di voler rendere partecipi di tanto entusiasmo anche quelle povere vittime che sono i lettori, che ci perdonino.

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