sabato 16 maggio 2015

Nessuno avverta l'assassino!

Ho già toccato questo argomento, ma mi piace tornarci sopra perché si tratta di un tema centrale nella filosofia della composizione. Il problema della credibilità di ciò che si scrive, soprattutto in un'opera di narrativa congetturale.
In genere la giustificazione che si appone a certi arditi funambolismi è il richiamo all'antica formula di Coleridge, quella che chiama in causa la suspension of disbelief, una sorta di patto tacito che il lettore stringe con il narratore ancora fuori della porta della libreria: so che quello che mi dirai non è vero, ma ti compro il libro egualmente proprio perché voglio essere trasportato in un sogno e accettarlo come vero è il prezzo che devo pagare -oltre a quello di copertina - per tale goduria.
la spiegazione è suggestiva, ma va inquadrata in una cornice necessariamente più ampia. Strettamente intesa essa non spiega perché i suoi effetti sono così differenti a seconda dei testi presi in esame, a prescindere dal loro maggiore o minore scarto dal senso comune a dall'esperienza empirica.
Perché insomma siamo disposti a sottoscrivere questo contratto con Aladino e la sua lampada, mentre proviamo molta più difficoltà a fare lo stesso con un romanzetto di scadente fattura, anche se magari molto più vicino alla realtà?
Perché a mio avviso l'accordo per funzionare deve coinvolgere non due ma tre attori: lo scrittore, il lettore e i personaggi della vicenda. In altre parole, perché scatti la magia della narrazione non basta la benevolenza del lettore nei confronti di chi scrive, ma occorre che essa si estenda anche allo spazio della narrazione e ai suoi attori. Occorre in altri termini che anche i personaggi sospendano la propria incredulità e si convincano di essere davvero quello che lo scrittore ha immaginato per loro. E che un mago creda fino in fondo di avere davvero poteri magici, una bella donna di essere davvero stupenda e irresistibile, un villain di essere il più terribile dei malvagi.
E dunque nessuno avverta l'assassino che non è affatto una terribile incarnazione del Male, ma soltanto una risibile crepa nella fronte marmorea dell'Essere, che appena qualche pagina dopo verrà scoperta e catturata.
Che nessuno lo avverta, per carità, se vogliamo che creda fino all'ultima riga nella sua missione, e lo faccia credere anche a noi.

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