venerdì 15 agosto 2014

L'economista riottoso

Non finisco mai di stupirmi di fronte agli "economisti" che suggeriscono di ridurre la spesa pubblica per scatenare la ripresa. Ossia contrarre la domanda di beni e servizi da parte delle Stato per lasciare spazio all'iniziativa privata, che dovrebbe da sola sopperire a tutte le manchevolezze del pubblico.
Eppure se c'è una cosa evidente nella storia, è che dal momento in cui i primi ominidi scesero dagli alberi e dettero vita alle prime forme primordiali di attività economica, è sempre stata la domanda pubblica a pilotare lo sviluppo.

E' la richiesta di spade da parte del Re che avvia la fucina del fabbro del villaggio. E' la necessità di costruire il palazzo o il castello del Re che mette in moto la fornace, spinge il taglialegna nel bosco e poi il carbonaio a darsi da fare. E' per vendere merci pregiate al Re e alla sua corte che si muove il mercante per terre lontane, è per soddisfare le ambizioni guerresche del Re che il mastro d'ascia costruisce le navi. E tutto questo avviene grazie alla moneta coniata dal Re, con tanto del suo profilo sopra.

Soltanto dopo, nel tempo libero e con i proventi della prima commessa, il fabbro fucina anche forchette e cucchiai, il fornaciaio fabbrica mattoni per il condominio del privato cittadino e piatti per l'oste sotto casa, il mastro d'ascia costruisce la barchetta per il pescatore, il mercante vende le pezze avanzate alla donnetta e via via nasce il mercato.
Ma in assenza di una domanda pubblica iniziale non si innesca alcunché, e cadendo questa anche il mercato privato si inaridisce e declina.

Chi si oppone a questa evidenza cita l'esempio degli Stati Uniti. Ma l'esempio semmai conferma il contrario: perché è vero che lì per motivi del tutto particolari l'economia si sviluppò inizialmente grazie al mercato, e treni, petrolio e edilizia nacquero grazie all'iniziativa privata. Ma questa era già collassata nel 1873, e ancora venti anni dopo non era uscita dalla depressione, da cui non si riebbe se non con la domanda pubblica di armi e annessi per la prima guerra mondiale. E comunque il mercato collassò di nuovo appena dieci anni dopo, e ancora una volta fu la domanda pubblica di strumenti per la seconda guerra che riuscì a rialzarlo.

Il ciclo di grande espansione economica 1945-1990 fu determinato dalla richiesta di forniture da parte del complesso militare-industriale in lotta con l'URSS, riducendosi il quale alla caduta del Muro il libero mercato collassò di nuovo. Clinton nascose la crisi con giochetti contabili, Bush la tamponò con la guerra in Iraq e i prestiti cinesi, Obama ci si è trovato in pieno.
A conforto dell'iniziativa privata si cita a volte l'esempio di start up di singolare successo, come per esempio la Apple. Ma con tutto il rispetto per il genio di Steve Jobs, l'Apple non sarebbe stata possibile senza l'IBM che aveva posto le premesse per il computer di massa. E l'IBM non sarebbe stata possibile senza le commesse pubbliche che le affidarono via la meccanizzazione del sistema postale e della Social Security, oltre ai numerosi e lucrosi appalti del Pentagono.

Eppure ancora ogni tanto viene fuori un bello spirito che chiede la riduzione della spesa pubblica. Forse è come per i sostenitori della terra cava: magari hanno trovato davvero l'accesso all'immensa caverna, ma hanno lasciato laggiù il cervello.

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