Non apprezzo particolarmente il realismo, in nessuna delle sue forme. Naturalmente stimo sul piano tecnico e culturale le sue manifestazioni migliori, da Madame Bovary a Roma città aperta,da I Malavoglia a Accattone e tante altre.
Ma amarlo proprio no. Penso anzi che ogni forma d'arte che ponga la mimesi come base del processo creativo sia alla fine di ostacolo al progresso delle arti e della civiltà nel suo complesso. Perché mettendo l'accento su ciò che è, piuttosto che su ciò che potrebbe o dovrebbe essere, finisce spesso per esaltare una breve e miserabile veglia contro le sterminate praterie del sogno. Dimenticando che è l'immaginazione che muove gli uomini, ed è il sogno che dà corpo alla nostra immaginazione. Perché siamo fatti davvero della stessa materia di cui sono fatti sogni, come dice il mago Prospero.
E' anche vero che chi sostiene questa tesi ha quasi sempre fatto una brutta fine, chiudendo spesso in manicomio la sua parabola esistenziale. Ma che gran bel manicomio deve essere, quello in cui si può passeggiare sotto braccio con Hoffmann, Poe, Lovecraft, Buzzati...
giovedì 21 agosto 2014
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